domenica 1 settembre 2013

More Than This - Patrick Ness


More Than This, di Patrick Ness
Editore: Walker Books
Numero di pagine: 478
Anno: 2013

Sono un fan di Ness da un bel po' di tempo, ormai. Ho adorato Sette minuti dopo la mezzanotte e ho divorato con estremo piacere la Chaos Walking Trilogy (di cui parlo anche qui), dunque non vedevo l'ora di mettere le mani su More Than This. Non appena ho notato che Amazon lo spediva in Italia ancor prima dell'uscita ufficiale (5 settembre nel Regno Unito), l'ho ordinato e ho iniziato ad aspettare.

Mi piace pensare di essere stato pronto a leggerlo, ma credo anche che fosse, in qualche modo, fatto per me. So che si tratta di un pensiero sciocco e sono sicuro che Ness non si sia seduto pensando di scrivere qualcosa per questo ragazzi quaggiù, ma in un certo senso la trama sembrava chiamare il mio nome ad alta voce, come se io stesso fossi fatto per leggerlo, come se fosse qualcosa a cui semplicemente non potevo resistere. Qualcosa nello slogan pubblicitario ("Haven't you ever felt like there has to be more? Like there's more out of there somewhere, just beyond your grasp, if you could only get to it?") mi ha parlato in modo personale, e sapevo, sapevo che dovevo leggerlo. Dovevo scoprire.

E dio, avevo ragione.

More Than This ha dimostrato di essere tutto ciò che desideravo e di più. Conoscevo già Ness come uno scrittore capace poiché avevo amato la sua prosa negli altri suoi libri, ma quest'ultima opera potrebbe essere considerata un piccolo capolavoro che, d'ora in poi, dovrebbe solamente farsi spazio nel mondo e raggiungere sempre più persone, poiché è ciò che si merita.

Non mi sento a mio agio a parlare della trama vera e propria, perché questo libro è — e dovrebbe essere — una totale sorpresa. Similmente alla Chaos Walking Trilogy, anche More Than This gioca con il lettore e lo sfida a guardare più in profondità, a fare supposizioni, a scoprire nuove cose, e cavoli, è una cosa meravigliosa.
È una delle ragioni per cui le parole di Ness sono così coinvolgenti ed è il motivo per cui è impossibile posare il libro — e se lo fai, è per fare un respiro profondo e pensare a cose o asciugarti quella lacrima dall'occhio destro o sorridere o supporre e supporre e ancora supporre. Sappiate solo che la storia inizia con la morte del personaggio principale.

Il romanzo tocca anche alcune tematiche molto forti alle quali sono vicino. Mi sono rivisto in alcune delle cose che Seth, protagonista, ha vissuto — ma sono sicuro della validità di questo libro indipendentemente dal passato del lettore. Il punto è il seguente: questo non è il solito libro YA leggero che tratta di adolescenti e amore e cose semplici. È un libro che sembra una storia vera nonostante le influenze sci-fi, che si sofferma su di te mentre stai ancora frugando tra le sue parole, che ti tocca nel profondo anche dopo averlo finito.
Si parla di violenza, si parla di morte, si parla di suicidio, si parla di sesso. E nulla di tutto questo è gratuito.
Ness fa anche un ottimo lavoro nel costruire personaggi che non sembrano archetipi (al contrario di molti scrittori YA, che contano su luoghi comuni ben consolidati per continuare a scrivere). Apprezzo il modo in cui Ness ha spinto il lettore a fare salti enormi con ogni pagina, e ne adoro il rischio.

Dunque, si tratta di un buon libro? Sì. La prosa è più che buona, c'è un sacco di diversity, il pacing è ben congegnato (la storia si sviluppa in diversi archi narrativi, ognuno con un proprio tema), i personaggi sono estremamente realistici e il messaggio è addirittura quasi universale.

Quindi sì. Comprate More Than This (ancora non confermato per un'uscita italiana, purtroppo), leggetelo e parlatemene.
Personalmente, mi ha lasciato con uno strano desiderio che non riesco a togliermi di testa. Ora voglio uscire di casa e scoprire cosa mi circonda, qui e ora. Fino al mio incredibile colpo di scena, continuerò a consigliare questo libro.

sabato 6 aprile 2013

On gay things and making the world a better place

Principalmente, scrivo questo post perché posso. E perché tratta di qualcosa di cui avevo intenzione di parlare ormai da tempo. Si parlerà, come suggerisce il titolo, di "cose gay" e del rendere il mondo un posto migliore. Se queste due tematiche non vi danno fastidio, e avete intenzione di continuare a leggere... beh, complimenti! Siete degli esseri umani decenti.

you tried and you did it

Il punto è che un essere umano decente dovrebbe come minimo desiderare di cambiare il mondo. Probabilmente non lo farà, probabilmente non ne ha il coraggio, ma sotto sotto, dovrebbe volerlo. L'idea di poter fare qualcosa di tangibile e gratificante per la propria comunità è una delle scintille che spingono l'umanità ad andare sempre avanti, ed è una delle cose che più apprezzo nel nostro genere.
Eppure, irrimediabilmente, a volte mi sembra di star retrocedendo.
Proprio quando mi siedo soddisfatto sul letto, contento di poter assistere a iniziative meravigliose e conoscere gente degna di nota, bum. Arriva la batosta, ed il mondo mi sembra girare al contrario.
Proprio quando mi convinco che l'amore sia la forza più potente al mondo, qualcuno decide di scuotermi.
E così mi ritrovo a sentirmi uno dei pochi elementi volenterosi di rendere il mondo un posto migliore.

giovedì 28 febbraio 2013

Racconto breve: Cuore Meccanico



Titolo: Cuore Meccanico
Autore: Marco Locatelli
Genere: Sci-fi, romantico
Formato: EPUB, MOBI, PDF
Link: click here

Cuore Meccanico parla di un robot, un meccanico, che si ritrova a doversi confrontare con sentimenti umani; il tutto è condito da una vena drammatica e da qualche spruzzata di sci-fi.
È il primo racconto pubblicato su Galassia Cartacea, nato da un'esperienza personale in un periodo speciale, per una persona speciale. Quello della fantascienza non è un genere a cui sono avvezzo, ma in questo racconto prevale il romanticismo.
Spero possiate gradire la storia di questo robot dall'impermeabile giallo.

Ovviamente sono aperto a critiche, consigli e suggerimenti. Mi farebbe molto piacere se mi diceste cosa ne pensate :)


Il racconto è TOTALMENTE gratuito: ciò che viene chiesto in cambio è un'innocente condivisione su twitter o su facebook.

Per scaricarlo basta cliccare QUI o sul bottone sottostante:



Licenza Creative Commons

sabato 16 febbraio 2013

How reading bad books affects you as a writer

Settimana scorsa i miei genitori hanno deciso, di punto in bianco, di vendere i miei due computer (fisso e portatile) per potermene comprare uno nuovo, più performante e comodo da usare. Sono subito stato d'accordo con questa loro decisione, essendo che da molto tempo desideravo poter navigare in internet e scrivere con tranquillità — eppure mai mi sarei aspettato che avrebbero venduto il mio computer fisso lo stesso giorno, e il portatile il giorno dopo.

Sono dunque rimasto per un po' di giorni senza computer, riducendomi alla mezzanotte a scrivere racconti brevi o capitoli, poiché ho bisogno di un ambiente calmo e silenzioso per scrivere, ed essendo il computer di mia madre in sala non potevo nemmeno sperare di mettermi al lavoro durante le ore di luce.
Sono stati giorni difficili, tra sincronizzazioni del telefono mancate e musica persa (grazie Spotify, grazie di esistere).
In attesa dell'arrivo del mio nuovo portatile, che sto utilizzando ora, ci siamo messi a spostare un po' di cose in camera mia, tra cui il pezzo di mobilia che incorniciava il vecchio computer fisso e fungeva da scaffale multiplo. Ora quella parte della mia stanza, dunque la mia scrivania, sembra incredibilmente vuota, e dovrò trovare modi creativi per riempire il muro.

Il punto, però, non è questo. Il punto è che se mia madre si mette a spostare un oggetto in camera mia, automaticamente si metterà a fare le pulizie in ogni dove. Ed ha trovato questo libro:

faccia perplessa faccia perplessa faccia molto perplessa
Lezioni di scrittura creativa, autori vari, bla bla. Principalmente, è scritto da gente che nell'ambiente dell'editoria ci lavora come scrittore, editor, maestro e bla bla bla.
Ho comprato questo libro, se non mi sbaglio, quando avevo tredici anni e sognavo di diventare scrittore. Era un sogno strano, e debole; seguendolo ho fatto moltissime scelte che non avrei dovuto fare, e ho conosciuto realtà interessanti. Ora, però, è solo un lontano ricordo. Sognavo di scrivere libri fantasy ambientati in mondi magici e colorati, con personaggi adolescenti e situazioni estremamente classiche. Per questo avevo comprato il libro, perché la mia amica Luna, anche lei appassionata di letteratura e scrittura, ne aveva acquistato una copia caldeggiandomene la lettura. Ed ecco fatto.
Ricordo di averne letto pochi capitoli, e ricordo un passo che diceva espressamente di evitare i cliché e le situazioni inutili (come le descrizioni di un tizio che si imburra un panino).
Poi però è entrato nel dimenticatoio, luogo fisico e mentale.

Fino a qualche giorno fa. E appena l'ho preso in mano, le mie reazioni sono state due, abbastanza contrastanti.

  1. WOW, adesso che sto scrivendo romanzi potrei leggerlo e imparare cose nuove e migliorare e WOW!
  2. uhm, ma ne ho davvero bisogno?

Non fraintendetemi. Non credo di essere maturo come scrittore e non credo di non avere bisogno di guide. Però il ritrovamento di questa reliquia del passato (stiamo parlando dell'estate tra la terza media e il liceo. Quanti ricordi!) ha scatenato una serie di ragionamenti e riflessioni su quanto io sia cresciuto come scrittore e come persona.

A tredici anni leggevo libri fantasy e scrivevo storie incredibilmente simili a quelle di tali libri poiché mi piacevano talmente tanto che sentivo il bisogno di farle mie. Quando dico incredibilmente, intendo dire oh mio dio questo è plagio. In un certo senso, non me ne accorgevo nemmeno. Avevo iniziato il racconto di questo ragazzo che si ritrova accolto in un fitto bosco da un fauno dal nome che finisce in -umnus. Tale bosco, si scopre in seguito, è parte di un modo a cui capo siede un grande e regale lupo. Vi dice qualcosa?
Nonostante sognassi di diventare scrittore, scrivevo storie che non mi appartenevano, prendendo elementi apprezzati da altre parti e cercando di avvicinarmici il più possibile. Posso dire in tutta sincerità di essermi divertito molto: scrivere stava iniziando a diventare una realtà interessante e concreta.
Quando ho realizzato di aver praticamente copiato tutte le mie opere preferite, però, è stato un vero e proprio dramma. Realizzare di non avere idee proprie e di non riuscire a trovarne di originali è stato un colpo basso, e per anni interi non mi sono ripreso: ho lasciato da parte la scrittura e mi sono dedicato al disegno e ad altre cose. Fino a qualche tempo fa.

L'anno scorso è sorto in me il desiderio di provare, di nuovo, a creare attraverso la scrittura, e dopo aver passato i primi anni dell'adolescenza a scrivere racconti per niente originali mi sono promesso una cosa: di scrivere solamente ed unicamente storie originali, mai viste, che venissero direttamente dalla mia persona.
Questo è il mio motto personale, è la mia filosofia di scrittura. Se qualcosa non mi sembra originale, la cestino. Se non viene da me, non ci spenderò tempo. Ho diciannove anni, non tredici, e credo di poter benissimo sforzarmi a diventare uno scrittore solido e dalle buone idee. Cerco sempre di trovare, ovunque, quell'idea bizzarra che mi ispiri a migliorarmi come scrittore e come persona; cerco sempre di creare qualcosa di nuovo, che potrebbe piacere.

Però, pensando a ciò che ho fatto negli ultimi anni, mi chiedo cosa mi abbia effettivamente aiutato dal punto di vista stilistico, oltre che da quello narrativo. E, stupidamente, credo che ad aiutarmi così tanto siano stati i brutti libri.

Dicono che uno scrittore, per saper scrivere bene, debba leggere un sacco. E posso essere d'accordo. Però credo che ci sia differenza tra l'apprendere qualcosa da un libro bello, e l'apprendere qualcosa da un libro brutto. Chiaramente, una qualsiasi persona non potrà prendere la stessa identica cosa da due libri opposti, e trovo anche che questo discorso sia soggettivo e personale. Ma sono convintissimo di aver imparato di più leggendo libri orrendi, rispetto a libri dignitosi.

Quando leggo un bel libro, riesco a portarmi a casa delle sensazioni piacevoli, degli immaginari interessanti, dei tratti caratteriali inaspettati dei personaggi. Leggere un buon libro è sempre qualcosa di bello, perché equivale a passare dell'ottimo tempo leggendo qualcosa di qualità. Eppure, imparo da chi non sa scrivere.
Perché quando leggo un brutto libro, vedo gli errori che non vorrei mai fare, i dialoghi che non vorrei mai scrivere e i cliché che non sopporterei in un libro di mia creazione. Leggere un brutto libro, per quanto sia frustrante e tante volte odioso, mi aiuta a crescere come scrittore, in quanto separa con una linea netta ciò che potrei fare da ciò che non accetto, e lo fa con estrema chiarezza. Leggere un brutto libro, per me, equivale a conoscere dei limiti che, preso nella lettura di un buon libro, non riuscirei a vedere.

La domanda che mi pongo ora è la seguente: ho bisogno di un libro che mi insegni a scrivere attraverso apposite guide? E non riesco a trovarmi una risposta. So che nella scrittura ci sono meccaniche, tecniche e trucchi, e so di non essere nessuno per ignorarle, ma non posso fare altro che contemplare la mia crescita negli anni, quanto scrivere fanfiction durante l'adolescenza mi abbia aiutato, quanto leggere Young Adult da quattro soldi mi abbia insegnato cosa non fare, quanto i miei maestri siano comunque gli scrittori di libri di qualità e quanto io voglia avvicinarmici.
Ci sono diverse cose che fanno dunque crescere uno scrittore. Non metto nemmeno in dubbio che la lettura di libri belli mi abbia dato una spinta, ma riesco a trovare insegnamenti puramente tecnici leggendo qualcosa di povero a livello qualitativo. Mi è incredibilmente più facile vedere dove potrei sbagliare in una brutta creazione.

Credo che i brutti libri abbiano effetto sulla crescita di uno scrittore. Credo che, da questo punto di vista, siano importanti quanto i bei libri.
E credo che senza aver letto certi orrori non sarei mai riuscito ad arrivare dove sono ora — ossia al primo gradino di una scala lunghissima. La strada da fare è ancora lunga, ma il primo passo è importantissimo: io credo di averlo fatto nel modo più giusto.

giovedì 14 febbraio 2013

ERMAHGERD I'M IN A SHERT MERVIER

Ok. Ok. Non ho intenzione di dire altro. Potrei scrivere un post e dilungarmi un sacco e parlare di come questa sia stata una BELLISSIMA esperienza, ma no.
Perché non mi va di fare il melenso, o comunque quello che guarda indietro al suo passato e bla bla.
Guardatevi il video qui sotto, e dopo averlo fatto cliccate qui: potrebbe aprirvisi un mondo.


Logicamente, un ringraziamento speciale a Leonardo Patrignani, autore di Multiversum e Multiversum: Memoria, e a Maurizio Valente, il talentuosissimo regista.

domenica 10 febbraio 2013

Getting it out there

Negli ultimi tempi mi sono accorto di aver scritto davvero molte cose, da capitoletti sparsi di storie che mai finirò, a piccoli raccontini autoconclusivi.
Per quanto io non sia un autore pubblicato, scrivere è la cosa che mi aggrada di più: la soddisfazione del mettere la parola FINE in fondo ad un documento di testo è incredibilmente appagante.

Ora, se continuassi di questo passo finirei per scrivere un post melenso e romantico su quanto ami mettere le parole su carta, e non lo voglio fare per i seguenti motivi:

  • potete leggere post del genere ovunque;
  • i post che troverete online saranno sicuramente scritti meglio di questo;
  • il mio sarebbe incredibilmente noioso e non credo vogliate leggere qualcosa del genere. Inoltre non ho la minima voglia di scriverlo.
Quindi no, non scriverò un post sulla scrittura. Semplicemente, sono qui per proporvi un problema, una domanda. Tale domanda mi affligge ormai da tempo.


Io vorrei spargere le mie creazioni nell'etere. Ora, a 19 anni, sento il bisogno di rendere partecipi i miei followers in questo viaggio che fino ad ora mi ha dato un sacco di soddisfazioni.
Avere un sacco di prompt e capitoli sulla mia chiavetta è sicuramente bello, ma vorrei poterli condividere con il mondo, e ricevere, possibilmente, critiche.
Tempo fa ho iniziato a scrivere un racconto, chiamato Palla 8, con l'intenzione di volerlo pubblicare su Amazon in formato ebook, convinto che fosse cosa semplice e fattibile da tutti; ecco, beh, non lo è. Il racconto, incompleto, siede nel mio hard-disk, aspettando di essere concluso e condiviso. Ma che posso fare? Qual è il modo migliore per poter lanciare queste mie piccole storie?

Potrei creare post appositi, e lasciare un download con file pdf, epub e mobi, ma ho paura di certe conseguenze. Forse sono troppo protettivo, forse dovrei distaccarmi dall'idea dei miei racconti come quella di bambini partoriti da me, eppure non riesco a non contemplare il caso in cui un ladro dovesse impadronirsene. Ho paura che qualcuno rubi i miei file, le mie idee, nonostante non siano grandiosi file o brillanti idee; in ogni caso, e di questo non ho dubbi, ci ho buttato il sangue.

Potrei metterli online su uno dei tanti siti che permettono di creare veri e propri sfoglialibri, ma il sistema mi è sempre parso abbastanza macchinoso e vorrei condividere le mie storie con il maggior numero di persone tramite questo blog, lasciando che i miei possibili lettori leggano seduti al pc, oppure sul proprio lettore ebook. Escludo lo sfoglialibro a priori.

Quindi mi rivolgo a voi, cari amici. Ammesso e non concesso che vi interessi leggere i miei racconti, cosa potrei fare? Qual è il modo migliore per pubblicare dei racconti senza dovermi preoccuparmi assiduamente delle possibilità peggiori?
Mi affido a voi sperando che qualcuno abbia la risposta che cerco. Io sono emozionato ed agitato all'idea che qualcuno possa, in modo totalmente casuale, inciampare qui sul blog e trovare qualcosa di mia creazione. E se riuscissi a donare un sorriso a questo qualcuno tramite una storia o un personaggio, allora ne sarei sicuramente felice.

EDIT: mi sono dimenticato di dirvi che un mio racconto è stato effettivamente pubblicato, lo scorso autunno, sul fidato blog Sangue d'Inchiostro. Collaboro con tale blog già da un po' di tempo, e per lo speciale di Halloween ho avuto la possibilità di scrivere un racconto a tema. Un po' horror, ma molto divertente.
Lo potete trovare qui. Si chiama Punch :)

sabato 22 dicembre 2012

Sull'iniziare nuove cose

Generalmente, odio iniziare nuove cose. O meglio, inizialmente mi faccio prendere dall'euforia della partenza, come sempre, e poi, piano piano, mi affievolisco.
Stavo pensando, recentemente, all'iniziare un altro romanzo. So che dovrei continuare a scrivere La Ballata dei Colossi, ma non ci posso fare nulla se degli amabilissimi plot bunnies mi stanno saltellando attorno in questo momento.
kawaii desu
Quindi ho deciso di prendere in mano uno di questi amabilissimi coniglietti e di iniziare a scrivere. Il problema è che mi sono lasciato scoraggiare dall'inizio stesso.
Vedere una pagina in word mi distrugge. Non la classica pagina bianca, ma la pagina completa, perché penso "wow, solo una pagina, ho troppa strada da fare e non ce la farò mai". E lo so che questo autoinganno non mi farà mai bene, ma non riesco a farci nulla.
Dunque non ho risolto nulla. Rimango con coniglietti che saltellano attorno a me, e questo non mi permette di concentrarmi su un solo lavoro. Potrei provare a scrivere due romanzi parallelamente, ma... sarebbe, forse, troppo impegnativo.

Quindi, tanto per, ecco una lista dei progetti e coniglietti di oggi:
  • PROGETTO MEFISTOFELE: sì, il romanzo che sto scrivendo. Mi sono ancorato a 17000 parole e dovrei riprendere a scrivere a gennaio.
  • PROGETTO INGLESE: è un paranormal/YA, ma con un sacco di british lingo. Blimey! Un altro nome in codice di questo progetto è Rabbit, Rabbit, Rabbit.
  • PROGETTO DEEPDOWN: robottoni! Combattimenti! Civiltà antiche! Forse questo è il progetto meno verosimile a livello pratico tra tutti.
  • PROGETTO DEMONE: storia a cui tengo tantissimo e a cui penso da, ormai, mesi. In teoria sarebbe formata da tre romanzi, e questo continua a farmi desistere.
  • PROGETTO KENNEDY: ultimo plot bunny, dannazione. Onestamente ho ancora le idee poco chiare.
La morale della storia è che non sono capace di iniziare cose nuove. Mi faccio prendere dal panico di non riuscirci e, dopo una pagina o due, abbandono, convinto che un giorno lo farò, che un giorno sarà il momento giusto.
Eppure non ho mai il momento giusto per scrivere, credo. O almeno, per me è così. Se avessi davvero dei momenti giusti, programmati e attesi con ansia, allora scrivere sarebbe di una noia mortale.